Il Carnevale di Lele.

Racconto#15

Author:Sante Paolacci

Category:Storie

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Anche io avevo paura. Capisco esattamente cosa sta provando mio figlio mentre mi stringe la coscia nascondendoci il volto contro. Luisa Laparrucchiera e le sue colleghe con le facce gialle e gli occhialoni tondi mi urlano il nome dei loro personaggi. Faccio di sì con la testa per dire che ho capito. Chissà quanto tempo avranno impiegato per cucire quelle maschere, penso. Cercano l’attenzione di mio figlio, ma lui piange. Sorrido per giustificare la sua reazione, ma forse non dovrei. Quelle facce così conciate sono brutte e anche io le manderei via.
Luisa Laparrucchiera continua a chiamare mio figlio, ma lui non ne vuole sapere. La samba è quella di sempre. Quella che tutti cantano storpiando le parole. Ma tanto anche quelle vengono coperte dalla musica che sovrasta, che copre tutto.
Mia moglie mi dice che i carri quest’anno sono almeno sette e che per un comune come il nostro non sono per niente pochi. Ci passa davanti quello dei politici dove Mario Ilmeccanico con una cravatta rossa e un parrucchino arancione lancia palloncini pieni di farina a mio cugino Luca, vestito da Kim Jong-un. Che poi gli somiglia davvero a Kim Jong-un perché Luca è filippino. I miei zii lo adottarono che aveva un anno.
Mentre passa il carro di “Uomini e Donne” vedo Lele che si avvicina verso di me. È il più bello Lele. Il suo passo si riconosce in mezzo a tutti gli altri. Gli uomini sui tacchi sembrano cerbiatti appena nati che non sanno stare in piedi. Lui, Lele, invece è una regina col suo abito bianco. Lo conosco dai tempi delle elementari a Lele e nella foto dove io sono Zorro, lui è un improbabile e tenero punkabbestia.
Quella fu l’ultima volta. Dall’anno seguente iniziò a “mascherarsi da donna” coi vestiti della sorella. Una volta alle medie, alla festa del Martedì Grasso dell’oratorio, mi diede un bacio in bocca. Mi venne da ridere. Poi vidi il suo viso serio, bello nonostante il trucco messo male e quel “ti amo”, quasi non detto, lo sentii per anni nella testa.
Lele ora è vicino a me, in ginocchio che parla a mio figlio. “Ti assomiglia” mi dice. Io rispondo guardando mia moglie “È tutto la mamma”.
Un gruppo di uomini si avvicina verso Lele. La puzza delle loro parrucche sintetiche mi punge nel naso e le voci acide e acute mi graffiano i pensieri. Vogliono che Lele torni a ballare con loro in mezzo alla via. Lele per un attimo esce da quel personaggio e con un gesto deciso come un Re, fa segno di tornare.
Sento il rossetto di Lele sulle mie guance e il profumo delle mani che mi toccano il volto. Solo io sento quell’attimo in più. Lele si ferma sulla mia pelle, e io lo so. Poi si allontana per tornare a ballare come ha promesso a quelle persone.
“Da quanto tempo è separato dalla moglie?” mi chiede la mia. In realtà non ricordavo nemmeno che Lele si fosse sposato. “Saranno almeno dieci anni” rispondo. “Non si è mai saputo nulla della sua vita”. Lele si è fatto sempre i cazzi suoi.
Una scarica di coriandoli mi arriva addosso da un gruppo di ragazzini indomati. La carta tritata mi arriva in bocca e fino a dentro la camicia. Mia moglie mi aiuta mentre mio figlio ora ride di gusto.
Improvvisamente il carro di “Uomini e Donne” si ferma. Di colpo. Tutte le facce d’un tratto mostrano l’orrore sotto il trucco. Nessuno balla più. Un uomo urla di chiamare un’ambulanza. Qualcuno inizia a piangere. Altri scappano gridando. Qualcuno mi spinge. Mia moglie mi strattona.
Poi vedo il corpo di Lele a terra e il vestito bianco bagnato di sangue. “L’hanno ammazzato” gridano. “L’hanno ammazzato!”
Il corpo di Lele nemmeno si vede già più. Prendo mio figlio mentre mi allontano dall’inferno.

Qualcuno ha ucciso Lele.

Succedeva nel Medioevo che si approfittasse del Carnevale per uccidere e  non essere riconosciuti.
La rabbia mi sale dentro e ora vorrei essere io ad urlare. Potrei farlo perché la musica copre tutto.
Hanno ammazzato Lele. Lui che la sua maschera la conosceva da tempo. Chi l’ha ucciso no, non sapeva che quella maschera era vera. Più vera di tutte.
Mia moglie mi toglie ciò che rimane di Lele sulla mia guancia. Quel rosso vorrei tenerlo lì ancora un po’. Perché Lele era prezioso. Perché Lele sapeva brillare, ma qualcuno quella luce oggi l’ha spenta.

 

La foto è di Francesco1804

2 comments
  • Martina
    Posted on 22 Gennaio 2018 at 0:02

    Come tutte le volte che leggo questi brevi ed intensi racconti ad ogni parola vengo assalita da emozioni, brividi, rabbia, sdegno, ma anche da un sorriso e lacrime. Sai arrivare nel profondo perché SOLO chi pensa, parla e nel tuo caso scrive con il cuore sa Farlo.

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  • pier
    Posted on 2 Febbraio 2018 at 21:24

    Le maschere agli ATTORI, nella vita come sul PALCOSCENICO, le SCELGONO loro oppure le sceglie il pubblico? Chi rende attore il pubblico o l’attore stesso? A volte il pubblico vuole guardare quella maschera perché consolatoria, bizzarra o semplice immedesimazione di ciò che non si é o non si pensa di essere. L’attore sceglie una maschera perché ha quel pubblico INNANZI, mostra la maschera veritiera rispetto alla convenzione che spesso deve indossare ma una verità sul palcoscenico truccato viene fuori, non basterebbe un’interpretazione come una vita per indossarle tutte.

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