Come la leggerezza

Racconto#20

Author:Sante Paolacci

Category:Storie

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Dopo due settimane con i nonni, dove certo sto bene perché posso fare tutto quello che voglio, oggi ha deciso di portarmi al mare. “Così prendi un po’ di sole ché sembri un calzino lavato”. I modi di dire di mia madre hanno sempre a che fare con le cose di casa. “Mi sono presa un giorno libero dai Baldi, quindi vedi di non fare storie”. I Baldi sono la famiglia da cui d’estate fa la governante, o la tata come la definiscono loro, quando dalla città si trasferiscono al paese.

“Per un giorno voglio farla io la signora” ha detto mentre preparava due panini con le fettine panate e il pomodoro per il pranzo.

“Possiamo portare anche Giulia?” Ho chiesto pregustando il sapore felice del consenso.

“No. Ho già te da guardare. Lei con i suoi al mare può andarci quando vuole. Noi no.”

Non la contraddico. Non lo faccio mai. Preparo la mia borsa e lei la sua, senza più parlare.

In macchina la canzone leggera di Fedez è come olio nel suo umore che è acqua. Non riesce a mischiarsi. Ogni tanto sembra rilassarsi e distendere un sorriso, invece è sempre lì a combattere con il dovere di fare le cose per bene, come una buona-mamma. Perché le buone-mamme fanno così: portano i figli al mare, con i panini, la frutta fresca, le parole crociate e poi una borsa di stanchezza, una porzione di angoscia e senso di colpa quanto basta da distribuire come fosse una merenda.

In spiaggia pianta l’ombrellone con una forza tale che sembra debba infilzare un mostro sotto la sabbia. Fa roteare il bastone nelle viscere calde della terra, poi prova la resistenza strattonandolo. In ultimo infila la parte superiore che fa ombra sul telo mare già posizionato con cura.

Io la osservo senza intralciare le operazioni. Penso alla rabbia che ha dentro e che non è mai riuscita a tirare fuori. Penso alla felicità che non si è mai presa, nemmeno quella che spetta a tutti di diritto, che non devi pagare, quella che ti danno di default alla nascita. Non è tantissima, è il minimo sindacale, ma se vuoi e se ci sai fare, puoi moltiplicarla come un capitale. Mia madre è come se si fosse dimenticata di usarla e ormai purtroppo è scaduta e stantia.

“Perché non giochi un po’?” mi dice mentre guardo le onde bagnarmi i piedi ancora da bambina.

Rimango zitta. Come sempre. Penso.

Perché non giochi un po’ anche tu? Eh? Perché non sorridi e ridi e fai le sciocchezze di chi è leggero? Ecco, vorrei tu fossi leggera come la panna e allora io come una torta sguarnita giocherei a farmi vestire, a farmi proteggere da uno strato dolce e soffice. La leggerezza che non conosci e che vorrei imparare, perché quella sono certa mi servirà da grande più di qualsiasi laurea. Mamma, vorrei vederti difendere da chi ti abbaia contro come un cane accecato. Vorrei vederti fiera dei tuoi studi ormai lontani. Vorrei vederti ridere e tuffare in acqua e fare gli schizzi come i bambini. Forza e leggerezza. Ne sei capace, lo so. Me lo hai raccontato tu e sono certa che non mentivi.

Lei è sotto l’ombrellone, inerte, pesante che di leggero non ha nemmeno più i sogni. Mamma. Sei tu la mamma, te lo ricordi?

“Vorrei vederti tuffare in acqua e fare gli schizzi come i bambini” non l’ho pensato, l’ho detto come tutto il resto. “Perché io non sono come te. Ho preso i tuoi occhi, i capelli lisci e indomabili, le lentiggini. Ho preso tanto da te, ma questo no”.

Non sarò come te.

Me ne accorgo ora, mentre lo grido su una spiaggia di gente stordita dal vento. Il tuo grido è il mio e questo non è giusto.

Il vento non soffia più. La spiaggia è ferma.

“Mi prometti che da domani tu tornerai leggera come nelle tue foto da ragazza?”

Mia madre apre gli occhi e poi si scosta una ciocca di capelli dal viso portandola dietro l’orecchio, come faccio io. Tira su con il naso, senza guardarmi negli occhi.

E allora lei si alza, sorride e corre con me nell’acqua di mare.

 

 

 

 

 

Un Grazie speciale a Tiziana Barbaranelli che ha ispirato il racconto con la sua illustrazione “Guardando il mare”.

 

8 comments
  • Santo Mellino
    Posted on 13 Agosto 2021 at 13:29

    Variazione……variante
    Nel caos che una mamma deve affrontare per un qualsiasi evento ,ma anche la normale distrazione che fecero
    Dimenticare il bastone dell ombrellone , ma questo non gli impedisce di conficcarlo abbastanza in profondità nelle viscere calde di madre terra…..
    Scusa non per correzione Sante
    Ma è quello che leggo nel quadro..
    Comunque è fantastico…..
    Un abbraccio

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    • Sante Paolacci
      Posted on 13 Agosto 2021 at 20:15

      Variante molto interessante! Grazie Santo!

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  • Donatella
    Posted on 13 Agosto 2021 at 15:41

    Un monito di una figlia alla madre,il desiderio di spezzare la catena,la comprensione,il soccorso,l amore,molte cose che riguardano le vite di molte mamme…ti abbraccio con un piccolo nodo alla gola.

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    • Sante Paolacci
      Posted on 13 Agosto 2021 at 20:12

      Grazie Donatella!

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  • Sabrina
    Posted on 13 Agosto 2021 at 19:43

    Premesso che adoro ENTRAMBI e che non sò se Tiziana nella “gestazione ” Del suo disegno avesse in mente di trasmettere questo o la semplice illustrazione.
    A te dico mamma mia un tuffo al cuore…ho letto d’un fiato e contro la mia volontà le lacrime scendevano ingestibili, preda dell’emozione.
    Credo che per me sia stato come avere davanti la me adulta la bambina di ieri.
    E quelle critiche le ho sentite tutte sulla pelle.
    Incredibilmente emozionante, almeno per me.

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    • Sante Paolacci
      Posted on 13 Agosto 2021 at 20:15

      Incredibilmente con Tiziana, non ci siamo parlati e questo è stato molto divertente per noi. Grazie per il tuo messaggio così vero e sincero.

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  • Paoa
    Posted on 13 Agosto 2021 at 21:37

    Sante hai colto nel segno a volte ritornare bambini ,anche se i fardelli da portare sono tanti, e bellissimo e fai felice chi ti vuole bene,i

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  • lisa
    Posted on 14 Agosto 2021 at 9:31

    Grazie Sante, questo racconto mi ha fatto rivedere le foto in cui apparivo ed ero leggera e poi mi sono rivista oggi a cercare quella leggerezza che devo trasmettere alle mie figlie. Grazie per avermelo ricordato. Un abbraccio

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